Pubblichiamo la riflessione di Andrea Traina genius loci.
Chiedere che cosa facciamo, è non senso.
Noi non facciamo, noi siamo semplice-mente.
Io non credo, …a nulla, semplice-mente
vivo. Noi non facciamo, diveniamo, e diveniamo
sempre più semplici. Quando parliamo di
oggetti, ad esempio una scarpa, mi viene da
dire che la scarpa è niente, non esiste, se
esiste vuol dire che vive nello spazio e nel
tempo, è intuibile. O meglio, la scarpa esiste,
ma il punto è capire in che modo esiste per
darci lo stimolo di definirla bella.
Come diceva Kant, la bellezza non è un predicato di oggetto. Si può dire che qualcosa è di colore rosso, ma quando diciamo che una scarpa è bella, bello non è come rosso.
La bellezza non è una proprietà dell’oggetto. La bellezza non è qui, il rosso
sì, è nello spazio e nel tempo. Allora dov’è la bellezza? La bellezza vive
nel sentimento e il sentimento lo esprimiamo con il gesto. Il gesto è un gesto fatto, ma non da qualcuno; un gesto che succede nello spazio e nella materia: il colore per la pittura; il volume pieno per la scultura; il suono per la musica; lo spazio abitabile per l’architettura.
La liberazione è questo gesto, come se la lingua mostrasse che può dire cose
ancora non dette. C’è l’avvenimento del sentimento, dell’affetto e diciamo:
È bello! Un bello indipendente dai periodi, dall’epoche, dalle per-sone, un bello che non corrisponde a un’età.
Una scarpa, Bella, prolungamento del Corpo, espressione di un popolo, fuori del tempo, che si muove in uno spazio verticale di mondi paralleli.
Una bella…scarpa.